Orlando furioso, lupin arsenio e la conquista dell’ippogrifa 9

Bere birra. Si può fare in tanti modi. In canotta, da soli, davanti a un televisore che trasmette la finale tra Arizona Cardinals e Chicago Bears in uno squallido appartamento del Bronx con alle pareti le foto di Dolly Parton. Alla sagra della salsiccia con due boscaioli tirolesi il 21 di maggio cantando yodel. In una piazzetta di Madrid alle due di pomeriggio sapendo che non sarà l’ultima della giornata, ma solo la colazione che prelude ad una 24h piena di spirito. Sulla spiaggia di Cesenatico mentre gabbiani ottusi ti rimirano mentre rimiri il mare. Oppure. Oppure, seduti in un locale cercando di farti venire un’idea che ti riempia il bicchiere. Per questo, alla ventisettesima birra che ti schioppi, quando ti si presenta davanti l’Orlando Furioso insieme ad Arsenio Lupin, tu sai che è vero.

E sei contento, perché la solitudine quando non è imposta è bella, ma la compagnia quando è di spessore è più divertente. Insomma, stavo lì seduto a quel bancone cercando di darmi un tono con le fidanzate di tutti (perché quando esci da solo tutte le donne nel raggio di sedici kilometri sono fidanzate) che ecco che dentro il locale ti imboccano l’Orlando Furioso e Arsenio Lupin. Li vedo solo io, chiaro, ma la cosa non cambia molto, ne sono felice. Perché sono amici sinceri, di quelli che fanno parte di una schiera solo tua. Amicizie che ti sei coltivato sin da quando ciucciavi il bavaglino e che non ti tradiscono mai. Io so dove trovarli e loro sanno dove trovare me. Non c’è bisogno di darsi appuntamento. Schizzano fuori al momento giusto e la serata cambia segno. Mi ricordo una volta ad un matrimonio che mi abradevo i cosiddetti dalla noia, arrivarono Giamburrasca e Gargantua. Mi divertì molto. Giamburrasca, scambiò tutti cartellini ai tavoli mettendo ad esempio lo zio Baldo di venticinquesimo grado scorreggione e provolone vicino alla cugina Adalgisa, famosa per la sua allergia ai peti (non è un’inguaribile snob?) e al sesso, e Gargantua si stracannò tutti i mignon e la coppia di sposi sulla torta. La scena fu superba. Io stavo lì e me li guardavo come se venissero da un altro mondo, mentre tutti gli invitati guardavano me con quel sorriso metafisico stampato sulla faccia. Specialmente Sharon, la nipote alla lontana dello zio Baldo scorreggione, che mi piaceva molto ma che mi disse tu sei ubriaco!

Oggi quindi ti incontro l’Orlando Furioso e l’Arsenio Lupin. L’Orlando saltando sul bancone e brandendo la sua durlindana e soffiando nel suo corno ordina subito una menabrea alla spina, mentre Arsenio pagando con un biglietto da visita si zotta l’intera provvista di Veuve Clicquot. Che stile quell’uomo! Mi fa impazzire. Vorrei averne che pesa quanto il suo papillon, mi accontenterei. Io me lo guardo e cerco di imparare qualcosa.

Poi ci sediamo ad un tavolo e cominciamo a parlare. Orlando mi racconta di come aveva perso la testa per una tale Angelika ballerina di lap dance e io gli dico ti capisco, e di come Astolfo da buon amico gli avesse detto, non si può perdere il senno per un seno. E io gli dico, non capisce niente. Ma st’Astolfo dove ha studiato, boh!? Sulla Luna!? Arsenio intanto cercava di rubare la parola con abile mossa per esprimere il seguente concetto: Se qualcuno ti  ruba il cuore fammelo sapere che conosco tutti i ricettatori della città. E intanto come d’incanto faceva comparire sulla nostra mensa il culatello che aveva ordinato la coppia al tavolo vicino che si ritrova invece nel piatto due eleganti biglietti da visita.

Ma ecco d’improvviso entra lei: l’Ippogrifa, una valkiria bionda con lo sguardo rapace.

La guardiamo ed emettiamo un corale: ME PIACE, che finisce immediatamente sul social network! Subito Orlando vorrebbe mostrarle la sua Durlindana, la sua spadona altresì nomata Durindana, Lupin invece proferisce un sordo ululato che si può tradurre così: Qui ci vuole un piano per ghermirle (con classe) le sue gioie. Io: Ohhhh boni……. echenavetemaivistonadonna!? E che cavolo! Ma l’ippogrifa mi piace veramente tanto e devo inventarmi qualcosa prima che arrivi Casanova (compare sempre per romperti le uova nel paniere, e non solo quelle, e mai per darti un consiglio, con quella faccia incipriata da metrosexual che si ritrova). Allora io scelgo di essere diretto e sincero. La sincerità funziona, basta avere le palle per esprimerla. Mi alzo dal tavolo, mi dirigo verso l’Ippogrifa che si stava schioppando una pinta di birra rossa tutta d’un fiato e col ditino alzato le dico:

Ehm, scusi, ho notato la sua classe nel bere birra, bevanda inventata sin nell’antichità dagli antichi Egizi, che non erano per niente fessi, ma presente anche in tante altre culture, dalla Mesopotamia alla Gallia nonché nel Giappone medioevale, e sono rimasto affascinato. Come me del resto anche i miei due amici Orlando il furioso e Lupin Arsenio, e glieli indico al mio tavolo. Vorremmo, se il nostro invito non la disturba, che si unisse a noi.

Lei mi guarda muta, guarda il tavolo vuoto, riguarda me muta, riguarda il tavolo vuoto e scoppia in una fragorosa risata vikinga.

E mi dice: Forrei presentarti la mia amica Maria Cristina di Sfezia, e l’altra mia amica Mata Hari. Io guardo alla sua sinistra e alla sua destra dove supponevo avrebbero dovuto situarsi le sue invisibili amiche e le dico: bene! il tavolo è da sei. Faccio l’occhiolone ad Arsenio che già si smicciava la Mata con occhio lupino ed egli come per incanto procura con destrezza altro culatello e dell’altro Veuve Clicquot.

Si incontra un sacco di persone interessanti se sei aperto a fare conoscenza e a sbilanciarti un po’.

CERTE STORIE
di Riccardo Loffredo