La vacca 4

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Il mulo è un animale interessante. Ma la vacca lo è di più.

Questo pensavo quando a dorso dell’incrocio tra cavalla e asino percorrevo seduto sulla sella lignea fra tini di uva appena colta nel meriggio ottobrino dorato bronzeo ramato il sentiero che si dipanava antico fra fronde di ulivi argentati. 

Questo pensiero mi accarezzava la fronte imperlata dal leggero sudore dell’emozione data dal sublime spettacolo del filo d’erba che con miliardi di suoi compagni facevano da tappeto verde che si perdeva all’orizzonte dolce come una mammella di primipara.

Sì, ero ubriaco.

Avevo, ed ho, ora che ti scrivo, 11 anni, e l’effetto del mosto fresco, mi portava a valutazioni come: Il mulo è un animale interessante. Ma la vacca lo è di più.

Ci piaceva pigiare l’uva nei tini coi piedi appena colta. Era divertente. Le vespe ci ronzavano attorno attratte dallo zucchero dell’uva e mia zia ogni tanto sveniva. Mia zia sveniva e sviene ogni volta che si va a fare la vendemmia. Ad un certo punto, la mia piccola zia dai capelli neri e ricci e dalla faccia cotta dal sole si disattiva e con movimento che descrive un quarto di cerchio facendo perno sui piedi si schianta all’indietro al suolo senza far rumore. Lo sappiamo, quindi a turno qualcuno la segue con una sedia passo passo cercando di coglierla al volo. Certe scommesse!

Eccola eccola, dai! Presa! Questo gioco ci piaceva tanto, a mia zia meno, ma in fin dei conti non poteva farci nulla. Solo limitarsi a svenire.

Il mulo è interessante perché quando stai lassù hai un altro punto di vista. Poi è serio, lavoratore, anche bello. Ci sono dei muli bellissimi. Tutti pensano che il mulo sia più piccolo dell’asino. Sbagliato. Il mulo normalmente è più grande, più alto. Il mulo porta di tutto.

Ma la vacca è più interessante.

La vacca è più interessante perché fa la cacca. Anche il mulo, ma la cacca della vacca è speciale.

Vi siete mai soffermati ad osservarla da vicino?

Si fa così: seguite un vacca, una che vi sta particolarmente simpatica, mi raccomando in campagna, non nel centro di Roma alle 19,00 all’ora dell’aperitivo. Trattasi di altra vacca. Non giudico, descrivo. 

Okkkkkey, stabiliamo che seguite una vacca in campagna su un prato verde, meglio se ad una certa quota di mattina presto. In questo modo sarete sicuri che trattasi di vera vacca. Assicuratevi che abbia un campanaccio al collo e gli occhi bovini. E’ la prova provata.

Aspettate che placida si fermi a ruminare i teneri virgulti d’erba e noterete che appena abbassa la testa, alza al contempo la coda con una certa indifferenza e che quando rialza la testa e si gira masticando a guardarvi, come se non vi vedesse, lascia cadere a terra dal suo placido deretano la cacca. 

E’ come un solfeggio a 4 tempi: testa giù coda su testa su cacca giù 

La cacca di vacca, appena tocca l’erboso prato dopo morbido volo a perpendicolo si adagia creando una soffice, fumante, circolare pizza ad anelli concentrici. E’ regolare, non si scappa. Il fenomeno si ripete sempre uguale. La terra gira attorno al sole, la suocera è una rompicoglioni, se una cosa può andare bene o male, andrà male, e la cacca di vacca crea una pizza soffice e fumante circolare ad anelli concentrici.

La colonna sonora di tutto ciò è un muggitello soddisfatto e distratto, una scampanata di campanaccio, il cinguettio della passera scopaiola (esiste e si chiama così perché scopa per terra con la coda e si zotta i vermetti) e un flof flof della cacca stessa. 

“Titire tu patule recubans sub tegmine fagi.”

E allora come Virgilio, voi vi mettete un filo di fieno in bocca, vi sedete sotto l’ombra di un faggio e aspettate mentre la vacca si allontana a ripetere l’operazione più in là. 4 movimenti, come un solfeggio.

Aspettate che la superficie morbida della cacca di vacca cominci a rapprendersi, a formare quella tenera crosticina che conserva al suo interno un cuore soffice e un po’ liquido. 

Passa il tempo e la cicala te lo ricorda nel meriggiare, il sole sale, il moscone verde lucido si abbassa verso la cacca e i tuoi occhi si alzano a seguire una rondine. E’ quasi mezzogiorno, la crosticina ora è divenuta quasi una corazza e al suo interno quello che fino a poche ore prima era un contenuto morbido sta trasformandosi in qualcosa di legnoso. Le fibre della ruminazione della vacca stringono alleanze, reticoli fra loro, si attaccano. 

Ora passa  Giuuann’ il pastore che ti conosce da quando ‘Ntonetta te faceua pazzià (pazziare= giocare) colle cajine (galline, ndr).

S’è fatto vecchio ma è sempre una quercia, ed un filosofo, come Diogene che chiese ad Alessandro Magno di scansarsi, perché gli faceva ombra e lui amava il sole. La luce.

Grande Diogene io sono Alessandro Magno chiedimi tutto quello che vuoi. E Diogene dalla sua botte: grande re spostati che mi fai ombra.

Sono le 5, stai mangiando il pecorino di Giuuann. Una lucertola ti guarda curiosa, ti senti in imbarazzo. Poi capisci che la sua è solo ospitalità.

Ormai la cacca di vacca è pronta. E anche tutte le altre cacche di vacca sono pronte. Belle, secche, completamente inodore se non con quel senso di erba secca, che quasi è profumo. Parte un fischio. Loro sono stati lì tutto il giorno come te ad aspettare che la loro cacca di vacca si seccasse. Ognuno prende la sua ed inizia la battaglia, vince chi lancia più cacche di vacca. Quando sei colpito ridi, perché nella guerra con le cacche di vacca non ci si sporca.

CERTE STORIE
di Riccardo Loffredo