Io sto qui – ovvero storie di condominio 2

Sorry, this entry is only available in Italian. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.

Sto qui, mi dicevo,

mentre l’acqua usciva dal bidet e inondava casa.

Come ero potuto arrivare a tutto questo. Come si era potuto arrivare a tutto questo. Come eravamo arrivati a tutto questo?

Dovete sapere che il modo più corretto di salutarmi non è: ” Come stai?” Ma “Come state, oggi?”. Sì, perché io sono coabitato, sono un condominio. Un condominio sito nel condominio sito in via XX 79. in quel di oma. Noi mi coabitiamo. Siamo come un monolocale con almeno tanti di me. Dentro intendo di me. E come succede nei migliori condomini, non ci mettiamo mai d’accordo. E quando dobbiamo prendere una decisione o manca qualcuno di me o litighiamo fra me e me. Certi me poi so’ proprio, anzi me stanno proprio sul cazzo. Non mi loro sopporto, ma ci stanno e devo, come si dice a Roma abbozza’ e mandarmigli la comunicazione di convocazione di assemblea. Per ogni minima decisone.

Stamattina ho mi loro mandato la comunicazione di assemblea per fare il bidet. Facciamoci il bidet mi sono detto. E facciamoci, vi assicuro, è proprio il verbo giusto. Subito il me del piano di sopra ha cominciato con la solita richiesta di prendere prima il caffè, sennò lui non mi svegliavo, l’altro, quello del piano di sotto subito ha obiettato ma se ti prendiamo il caffè mo’ poi a me mi tocca lavorare, lo sappiamo tutti che il caffè stimola, allora l’altro quello del piano poco sopra quello di sotto dove c’è sempre tanto traffico comincia ad agitarsi. Lo sappiamoete che a me solo l’idea mi fa venire tutta una tremarella. Allora quell’altro del piano di sopra ribatte che non sarebbe sbagliato prima prendere il caffè, poi stimolarcimi con la tremarella quello del piano sopra quello di sotto e far lavorare subito dopo quello del piano di sotto. A quel puntto il bidet, sarebbe stata una logica conseguenza.

Ad alcuni altri di noi, il ragionamento sembrava sensato e quindi hanno deciso di aprire la macchinetta del caffè, altri invece, la fazione più stoica, spingeva per una lavata mattutina a partire dal piano di sotto come saluto al giorno che nasce perché sostenevano l’acqua fredda in certe zone, come recita un antico mantra dell’India nordorientale ci ricorda la sofferenza della realtà e quindi ci provoca subitaneo risveglio.

Fatto sta che mentre mi litigavamo per capire se prendere prima il caffè e fare dopo il bidet o viceversa, un blitz dei condomini occupanti le estremità apriva il rubinetto senza farsi notare e mentre la riunione di condominiome andava avanti per 7 ore, la casa si allagava.

E io mi dicevo “Io stiamo qui.” impossibilitato a prenderci delle decisioni ma nemmeno il caffè. Perché siamo tanti e tutti felici di esserci, anche se l’acqua del bidet mi ci bagna i piedi fino al ginocchio. L’altro ginocchio per non smentirsi è di un altro me che ora sta sulla luna. Bah. Cazzo farà li?

CERTE STORIE
di Riccardo Loffredo